E così tu saresti un ambientalista

Angela Stallone
3 min readFeb 2, 2018

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Battersi per un pianeta più pulito è una nobile causa, senza ombra di dubbio. Non è però nobile assumere atteggiamenti in evidente conflitto con le proprie convinzioni. Forse non per caso, chi abbraccia determinate idee in modo integralista tende ad essere affetto da pesanti dissonanze cognitive, assumendo comportamenti che biasima negli altri. E certi (sedicenti) ambientalisti ne sono un esempio.

A tutt’oggi, lo sviluppo di politiche di viaggio più sostenibili basato su tentativi di cambiamenti culturali o sociali ha riguardato principalmente il trasporto su strada piuttosto che l’aviazione, pendolarismo e viaggi d’ affari piuttosto che
attività di piacere [Holden e Linnerud (2011)].
Ciò è dimostrato dal fatto che il numero di viaggi aerei continua ad essere elevato tra individui che in realtà si definiscono come “filo-ambientalisti”, i quali tuttavia non si astengono dal viaggiare in aereo nonostante una consapevolezza relativamente elevata di questioni ambientali [Alcock et al. (2017)].

Ho tradotto questo estratto da un recente report dell’EEA (l’Agenzia Europea per l’Ambiente), in cui viene affrontato, tra le altre cose, il problema crescente dell’impatto ambientale dei voli aerei. È un capoverso che sintetizza, in poche righe, il problema della dissonanza cognitiva di cui sopra. Prendere l’aereo per visitare qualsiasi luogo ci venga in mente è un lusso da primo mondo, alimentato da quella strana convinzione per cui i viaggi sono come le figurine Panini: più se ne hanno, più ci si sente realizzati. Al di là del proprio personale parere a riguardo, un tale stile di vita è davvero poco green.

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Questo è solo un esempio dell’incoerenza che caratterizza certi ambientalisti. Prendiamo gli acquisti online, spesso considerati come alternativa green allo shopping tradizionale: Amazon ha realizzato un’imponente campagna di marketing volta a rassicurare i clienti circa l’impatto ambientale delle sue operazioni. E c’è riuscita. Basta usare determinate parole chiave, come imballaggio ecologico. All’acquirente avido basta poco per mettere a tacere la propria coscienza; del resto, se approfondisse la questione un po’ meglio, potrebbe essere costretto a rinunciare all’oggetto del suo desiderio. L’impatto ambientale delle spedizioni di Amazon c’è, eccome se c’è, e più l’acquirente non è disposto ad attendere per ricevere l’oggetto a casa, più alto è l’impatto ambientale della spedizione Amazon.

Il cibo è poi un altro terreno di battaglia su cui troppo spesso emergono personalismi ed ideologie che hanno ben poco di nobile. La stigmatizzazione del consumo di carne è ormai abusata e sconsiderata, non affronta la questione scientificamente, non sa leggere i dati né interpretarli e mette sullo stesso piano individui abbonati a Mc Donald’s e KFC con consumatori moderati di carne di qualità. Ma ancora una volta è l’incoerenza viscerale il vero problema. L’incremento vertiginoso del consumo di quinoa ha un impatto devastante su biodiversità ed ambiente, nonché sulle condizioni degli agricoltori boliviani e peruviani che la coltivano. Lo stesso per avocado ed altri green food o presunti tali. Molti prodotti vegan, green, organici e via dicendo non hanno affatto un impatto ambientale limitato, principalmente perché basati su ingredienti che percorrono migliaia di Km prima di arrivare sulle nostre tavole, presuppongono un ingente utilizzo di risorse e perché la loro produzione è legata a significative emissioni. Questo articolo riassume molto bene tali ragioni.

Quelli discussi sono solo alcuni degli esempi della contraddizione in cui, spesso, gli ambientalisti cadono. La strada verso un pianeta più pulito non può prescindere da un cambiamento massivo del nostro stile di vita. Ma questo l’avevamo capito. Ciò che forse andrebbe ribadito è che questa regola vale per tutti, ambientalisti inclusi.

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Written by Angela Stallone

📊 Researcher in Geophysics || ✍️ Passionate about writing

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